Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio 2012 - (Page 16)

In Primo Piano Gli americani rivalutano il risparmio, i cinesi provano a ridurlo Di Azzurra Zaglio Come cambiano i comportamenti della popolazione e cosa c’è nei portafogli dei fondi. I cinesi sono grandi risparmiatori. Gli americani hanno vissuto un decennio a leva e ora sono tornati a risparmiare, complice la grave crisi finanziaria. Entrambi prediligono il mercato domestico rispetto a quello estero. Lo si vede anche dai portafogli dei fondi distribuiti nei due paesi. Morningstar ha svolto un’analisi comparata delle due super-potenze dal punto di vista del risparmio, degli investimenti e delle scelte dei gestori. La Cina che risparmia La popolazione cinese è pari a 1,3 miliardi di persone e la forza lavoro è di 776 milioni. Il 50% di essa lavora nel settore agricolo e il 30% nei servizi. Il tasso urbano di risparmio delle famiglie è passato nel giro di pochi anni dal 10% del Pil al 25%. Questo incremento si è verificato in un periodo in cui l’economia cinese ha registrato tassi di crescita a doppia cifra e si sono diffuse aspettative di livelli qualitativi di vita migliori, guadagni più elevati e maggiore prosperità in generale. I cinesi, tuttavia, sono rimasti grandi risparmiatori, tanto che, di fronte alla crisi dilagante nel resto del mondo, il governo ha incluso nella sua politica misure che inducano le famiglie a spendere di più. Le stime del Fondo monetario internazionale suggeriscono che i tassi di risparmio delle famiglie rispondono con forza a un cambiamento del tasso d’interesse reale. Un punto percentuale in meno del rendimento reale dei depositi bancari (attualmente sono il veicolo primario di risparmio a disposizione delle famiglie cinesi) abbassa il tasso di risparmio delle famiglie di 0,6 punti percentuali. I cinesi sono così parsimoniosi non solo per un retaggio culturale di una civiltà contadina, ma anche per motivi del tutto moderni e razionali, poiché sanno di essere vulnerabili a causa dell’invecchiamento demografico (accentuato ancora di più dalla politica del figlio unico) e non hanno un sistema previdenziale che garantisca loro pensioni adeguate. Inoltre, vi è l’aumento di spese fondamentali una volta coperte dalla collettività: dalla casa, all’assistenza sanitaria, alle coperture assicurative, all’istruzione. Ciò è ancora più evidente per il fatto che il sistema cinese ha strumenti finanziari di diversificazione degli investimenti e dei rischi ancora limitati e non in grado di competere con i depositi bancari o con la liquidità. La raccolta va sui monetari Andando ad analizzare il mercato dei fondi, si nota anzitutto come i prodotti vendibili sul mercato cinese sono poco più di 1.200, che comparati a quelli americani che ammontano a quasi 26.000, ci fanno capire come per i cinesi la scelta sia ancora limitata. Dai dati di Morningstar Direct sui flussi dei fondi (gli ultimi disponibili sono al 30 settembre 2011) emerge come i cinesi abbiano la tendenza a disinvestire le loro quote in fondi. La categoria che più soffre è quella obbligazionaria che registra una perdita di 26 miliardi circa in yuan cinesi. Sono negativi anche i dati degli azionari. Ad oggi gli unici positivi sono i monetari con più di 7 miliardi di flussi. L’analisi dei portafogli obbligazionari mostra una buona quota di convertibili (43,50%), corporate (52,22%) e governativi non Usa (56,28%). Non c’è esposizione al debito governativo americano, ma piuttosto alle banche americane con rating tripla A. Per quanto riguarda la componente azionaria, che insieme a quella obbligazionaria è la più rappresentativa in termini di fund size, i settori che predominano sono le materie prime (19%), l’industria (16%) e il finanziario (15%), seguiti dai consumi ciclici con il 13%. Qui, si preferisce puntare soprattutto sulle large cap (66%), privilegiando uno stile growth (57%). A livello geografico, ben il 94,08% è investito esclusivamente in Cina. Usa più parsimoniosi La popolazione statunitense è di quasi 309 milioni di persone, secondo i dati del Census 2010, collocandosi al terzo posto, dopo Cina e India. Caratterizzata da alta produttività, alimentata da abbondanti risorse naturali e da una sviluppata rete di infrastrutture, secondo il 16 Morningstar Investor Gennaio / Febbraio 2012

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio 2012

Morningstar Investor Gennaio/Febbraio 2012
Attualità
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Potenze a confronto
Gli Usa non fanno marcia indietro
La Cina ha molte carte da giocare
Cosa manca a Shanghai per essere Wall Street
Gli americano rivalutano il risparmio, i cinesi provano a ridurlo
Imprese di stato, è tempo di cambiare
Compro la Cina da Milano
5 domande a Pierpaolo Benigno (economista)
Rischio super-potenze, strategie di copertura
Cina e Usa: motori difettosi?
Analisi Morningstar
Usa e Cina negli Etf
ETF Analysis
Gli affari d'oro di New York a Pechino
Cina e Usa sono big anche nei fondi

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