Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio 2012 - (Page 18)

In Primo Piano Imprese di stato, è tempo di cambiare Di Zhao Hu Sono potenti e spesso spendaccione. Ma fanno gola. E il cambio alla guardia del partito nel 2012 potrebbe mutare il loro destino. Qualcosa potrebbe cambiare nelle aziende di stato cinesi. Il calo dei profitti e l’aumento dei rischi legati all’azionario europeo e americano, sta spingendo sempre più operatori a cercare la sicurezza dei monopoli del colosso asiatico. Le aziende controllate dal governo (definite dagli analisti Soe, acronimo inglese di State owned enterprises) nel 2010 hanno visto i loro profitti aumentare mediamente quasi il 38%, mentre i guadagni del settore finanziario, di quello delle risorse e di quello dei trasporti sono più che raddoppiati. Il risultato è che le imprese di stato oggi rappresentato il 30% del Pil (prodotto interno lordo) cinese. Nonostante un Roe (Return on equity) più basso della media, un investimento in questo tipo di asset è sempre stato considerato sicuro. Tuttavia, con il cambio alla leadership di governo previsto per il 2012, qualcosa potrebbe mutare. La preoccupazione di Pechino è che il cattivo utilizzo dei profitti e la crescita delle spese che si registrano nelle Soe possa ritardare il ribilanciamento dell’economia del paese. La lobby delle Soe Spinte dallo stato, che negli ultimi cinque anni ha cercato di creare dei “campioni nazionali”, nel corso del tempo sono diventate una potente gruppo di pressione la cui crescita spesso è stata portata avanti a discapito delle aziende private e di quelle straniere. A causa dello scarso sviluppo del mercato azionario e di quello obbligazionario, più dell’80% dei capitali passa dalle banche controllate dal governo. Queste ultime preferiscono impiegare il denaro nelle Soe, data la difficoltà nell’ottenere informazioni credibili sullo stato patrimoniale delle piccole e medie imprese. A questo va aggiunto che le aziende controllate dallo stato (e chi in queste investe) godono di un regime fiscale più favorevole rispetto alle società private e straniere. Un altro problema è rappresentato dai dividendi. Fino al 2007 le Soe non avevano l’obbligo di pagare la cedola agli azionisti. Ora che lo fanno, non tutti i soldi finiscono nei bilanci dello stato. Una situazione del genere ha portato la Cina a una condizione di eccessiva crescita (guidata proprio dai suoi campioni a cui praticamente è stato lasciato campo libero) e di forte dipendenza dagli investimenti altrui. Fra il 1981 e il 1999 per produrre uno yuan di Pil era necessario un investimento di 0,05 yuan. Negli ultimi 10 anni per creare lo stesso ammontare di Prodotto interno lordo ce ne sono voluti 1,7. Allo stesso tempo il Roe medio delle Soe è stato dell’8,6% contro il 12,9% delle aziende private. Nel frattempo le aziende governative si sono guadagnate una pessima fama sui media. Spese faraoniche Spesso a ragione e non solo per motivi legati ai rendimenti (celebri in Cina sono le spese faraoniche di Sinopec per i liquori o i cattivi investimenti immobiliari all’estero fatti da Crcc). Tuttavia le pressioni da parte delle aziende locali e straniere per eliminare gli eccessivi privilegi di queste società non sono serviti a molto. Nonostante gli sforzi fatti dal governo in diversi campi (dalla creazione di posti di lavoro ai tentativi di avere un modello di crescita più sostenibile) poco o niente è stato messo in campo per contenere lo strapotere delle Soe. Tuttavia, la comprensione delle inefficienze di queste società da parte della politica è un passo importante nel processo di trasferimento della ricchezza che permetterà di far crescere i consumi privati e ridurre la dipendenza dagli investimenti stranieri. Qualche passo in questa direzione, in realtà, è stato fatto. Alcune tasse sono state alzate per compensare i costi bassi che queste aziende incontrano in determinati settori, per risarcire i danni all’ambiente e per offrire una copertura sanitaria ai dipendenti. Le Soe, inoltre, oggi sono obbligate a versare il 45% dei loro guadagni allo stato: un notevole aumento rispetto al 5-10% di prima. Progressi in queste direzioni permetteranno un miglior utilizzo dei capitali. Soprattutto per 18 Morningstar Investor Gennaio / Febbraio 2012

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Gli americano rivalutano il risparmio, i cinesi provano a ridurlo
Imprese di stato, è tempo di cambiare
Compro la Cina da Milano
5 domande a Pierpaolo Benigno (economista)
Rischio super-potenze, strategie di copertura
Cina e Usa: motori difettosi?
Analisi Morningstar
Usa e Cina negli Etf
ETF Analysis
Gli affari d'oro di New York a Pechino
Cina e Usa sono big anche nei fondi

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