Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio 2012 - (Page 40)

Analisi Morningstar Gli affari d’oro di New York a Pechino Di Francesco Lavecchia Morningstar ha selezionato le aziende Usa avvantaggiate dalla crescita cinese e quelle asiatiche protette dalle barriere alla libera concorrenza. Uno dei primi insegnamenti dei manuali di tattica militare spiega come le battaglie si possano vincere imponendo la propria forza o, in alternativa, cercando di sfruttare le caratteristiche dell’avversario. E gli Stati Uniti, che di strategie militari se ne intendono, sembrano voler far leva sulle recenti difficoltà dell’economia cinese per riaffermare la loro superiorità nello speciale duello per la conquista del primato tra le economie mondiali. I dati relativi ai tassi di crescita della produzione industriale, dei consumi, ma soprattutto quelli riguardanti le esportazioni mostrano come Pechino stia rialzando il piede dall’acceleratore. Il progresso delle vendite all’estero è sceso dal +25%, riportato a settembre, al +15% di novembre, e questo ha prodotto una contrazione della bilancia commerciale (differenza tra importazioni ed esportazioni) del 37% su base annua. Washington, al contrario, esporta una parte molto minore della sua ricchezza prodotta, pari al 14%, e può contare sulla solidità dei consumi interni, che rappresentano il 60% del Pil americano. Gli Usa benedicono la mid-class cinese Analizzando le possibili evoluzioni dei singoli comparti economici si scopre come una fetta importante dell’economia a stelle e strisce farà affari d’oro grazie allo sviluppo sociale ed economico di Pechino. Il boom economico ha fatto nascere, ed è destinata a far prosperare nel futuro, la “middle class”. Per questo motivo le grandi multinazionali del consumo stanno investendo per posizionarsi adeguatamente sul mercato cinese. Yum Brands, leader nella ristorazione fast-food grazie alle catene di ristoranti KFC, Pizza Hut e Taco Bell, è una di queste. Il gruppo americano ricava già il 40% del suo reddito operativo dalle attività nella Repubblica popolare e i nostri analisti prevedono che la società possa ulteriormente espandersi in questa regione raggiungendo quota 25 mila ristoranti nei prossimi 10 anni. Questo avrebbe un positivo impatto sia sulla crescita del fatturato (+8% annuo per i prossimi 10 anni) che sul margine operativo, che salirebbe dal 15% al 19%, e motiverebbe la valutazione del prezzo obiettivo del titolo data dagli analisti di Morningstar pari a 63 dollari per azione. Discorso analogo per Nike, il primo produttore mondiale di abbigliamento sportivo, per il quale gli analisti prevedono che il fatturato generato dalla regione cresca nei prossimi anni ad un ritmo del 10% annuo, raggiungendo quota 2,6 miliardi di dollari nel 2013. L’esplosione della classe media cinese sarà un toccasana anche per l’industria automobilistica. Pechino rappresenta il primo mercato mondiale di veicoli per passeggeri e piccoli veicoli commerciali e le principali case automobilistiche straniere hanno cannibalizzato l’offerta locale. Abitudini più occidentali Chi ha già seminato e può raccogliere i frutti, sono le società attive nel comparto del lusso come Tiffany&Co e Coach. Nel 2011 il consumo di beni di fascia alta in Cina ha registrato un progresso superiore al 30% e ora questo mercato rappresenta circa il 20% del totale. Per avere un’idea dell’enorme potenziale di crescita del comparto nella Repubblica popolare basti pensare che i maggiori consumatori di beni di lusso in Cina sono nella fascia d’età tra i 20 e 30, quindi con molti anni ancora davanti a loro, e, culturalmente molto ben disposti a spendere cifre elevate per prodotti di qualità. Oltre all’abbigliamento e a tutto ciò che è attinente al lusso, i cinesi hanno iniziato a spendere molto anche in alcolici e nel gioco d’azzardo. La Kweichow Moutai, società leader nella produzione di alcolici di fascia alta, ha visto crescere considerevolmente negli ultimi quattro anni sia il suo giro d’affari che gli utili e gli analisti di Morningstar prevedono per lei un incremento del fatturato del 45% per l’anno in corso e del 25% nel 2012, mentre l’utile per azione tra il 2013 e il 2015 promette di crescere complessivamente del 20%. L’americana Las Vegas Sands, invece, il più grande gestore al mondo di strutture integrate di resort e casinò, produce oltre il 60% del suo fatturato in Cina. Le ragioni dell’elevata valutazione degli analisti Morningstar, pari a 74 dollari per azione, risiedono nella scarsa concorrenza nel mercato cinese del gioco, considerato il numero ancora molto limitato di licenze concesse dal Governo, e dalle sue enormi potenzialità di espansione. La crescita del benessere contribuirà a cambiare anche le abitudini alimentari dei cinesi e questo, indirettamente, avrà effetti positivi sul settore chimico (e quindi su società come Monsanto). 40 Morningstar Investor Gennaio / Febbraio 2012

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio 2012

Morningstar Investor Gennaio/Febbraio 2012
Attualità
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L'Editoriale
Potenze a confronto
Gli Usa non fanno marcia indietro
La Cina ha molte carte da giocare
Cosa manca a Shanghai per essere Wall Street
Gli americano rivalutano il risparmio, i cinesi provano a ridurlo
Imprese di stato, è tempo di cambiare
Compro la Cina da Milano
5 domande a Pierpaolo Benigno (economista)
Rischio super-potenze, strategie di copertura
Cina e Usa: motori difettosi?
Analisi Morningstar
Usa e Cina negli Etf
ETF Analysis
Gli affari d'oro di New York a Pechino
Cina e Usa sono big anche nei fondi

Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio 2012

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