Morningstar Investor Marzo/Aprile 2012 - (Page 36)
Asset Allocation
Quando il settore fa la differenza
Di Daniele Bernardi
Esiste una rotazione dei comparti legata al ciclo economico. Variando i pesi è possibile fare sovraperformance.
I portafogli di asset allocation basati su modelli di ottimizzazione delle correlazioni hanno evidenziato tutti i loro limiti negli ultimi dieci-quindici anni, dovuti principalmente al problema dell’instabilità delle correlazioni che di fatto ne hanno inficiato l’efficienza. L’industria del risparmio gestito ha dovuto valutare nuove frontiere di asset allocation basate su logiche diverse, che spaziano da quelle di momentum, al market timing, alle probabilità condizionate. In questo articolo, cercheremo di capire se i clicli di mercato caratterizzati da fase di espansione e di contrazione dell’economia, hanno incidenze diverse per i diversi settori industriali che compongono un indice di borsa. Intuitivamente viene da pensare che settori più conservativi si muovano meglio di altri in fasi recessive, mentre settori più speculativi e a leva ottengano le loro migliori performance in fasi di espansione. Sarebbe però troppo facile semplificare dicendo che in ogni fase di espansione o di contrazione i settori vincenti sono, seppur a rotazione, sempre gli stessi. Il metodo Più che identificare i settori vincenti, è importante adottare una metodologia per beneficiare della rotazione dei settori. Innanzitutto è fondamentale capire se c’è una differenza dei rendimenti tra un settore ed un altro tale per cui possa essere interessante fare delle scelte di opportunità. Per fare questo abbiamo selezionato i 18 indici settoriali che compongono il DJ Eurostoxx 300 e analizzato le performance annuali rolling di ciascuno. Nel grafico è possibile notare che strutturalmente tra il migliore e il peggiore indice c’è una forte differenza di rendimento che persiste nel tempo, anche se tale divario non riguarda sempre gli stessi benchmark. Dato che il DJ Eurostoxx 300 è per definizione una media, i 18 sotto-indici hanno costantemente differenze non irrilevanti, che potrebbero essere sfruttate con dei modelli di rotazione settoriale. Scegliere di investire su un titolo piuttosto che un altro significa fare market timing. Lo stesso discorso vale per gli indici. I settori del DJ Eurostoxx Ipotizziamo di investire su sei indici settoriali dei 18 che compongono il DJ Eurostoxx 300 e di ruotare con cadenza trimestrale i sei indici con diversi criteri di selezione. Il periodo temporale del back test parte dal gennaio 1993 sino a dicembre 2011, ed è il massimo realizzabile in quanto i sotto-indici settoriali sono stati creati proprio dal 1993. Per descrivere al meglio il lavoro svolto è opportuno specificare che per ogni movimento sono state conteggiate commissioni pari allo 0,10% del controvalore ipoteticamente investito sul settore, poiché è importante stimare i costi di una operatività attiva. I criteri utilizzati per la selezione dei settori sono il Diaman Ratio, il Momentum, la Forza relativa e lo Sharpe ratio. Tali indicatori sono stati confrontati con il rendimento dell’indice DJ Eurostoxx 300 e con quello offerto dalla media dei 18 indici insieme. Se esiste una rotazione significativa dei settori che sia sfruttabile con logiche di market timing, o di momentum come si desidera definirle, da una selezione dei migliori settori, dovrebbe scaturire una sovraperformance significativa rispetto all’andamento dell’indice stesso. A questo punto è d’obbligo una precisazione. Questo studio ha un’ottica didattica e non è stata effettuata nessuna operazione di ottimizzazione dei parametri, anzi per tutti gli indicatori sono stati utilizzati gli stessi archi temporali di osservazione. Tuttavia, chi legge potrà facilmente intuire che variando il periodo di osservazione e/o il periodo cosidetto di refresh, ovvero ogni quanti giorni viene eseguito il riposizionamento dei settori, è possibile migliorare sensibilmente i risultati. La rotazione funziona I risultati, ottenuti senza alcuna ottimizzazione, mostrano che esistono dei fenomeni di rotazione dei settori industriali legati ai cicli economici, tali per cui, con modelli quantitativi anche abbastanza semplici, è possibile ottenere delle sovraperformance significative rispetto all’indice. Questa affermazione è rafforzata dal fatto che tutti e quattro gli indicatori sono stati in grado nel tempo di ottenere risultati significativamente superiori alla media dei 18 indici e del DJ Eurostoxx 300. Per poter valutare questi modelli è necessario considerare anche la costanza della sovraperformance generata e l’eventuale tracking error volatility, per evitare spiacevoli fenomeni come gennaio 2011 dove la rotazione del settore bancario, penalizzato per tutto il 2010, ha fatto perdere i fondi che avevano sottopesato il settore.
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Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor Marzo/Aprile 2012
Morningstar Investor Marzo/Aprile 2012
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
In principio, Markovitz
Il primato dell’asset allocation
MVO, l’evoluzione della specie
Markovitz 2.0
Oltre alla teoria dell’utilità attesa
Analisi di portafoglio, strumenti di frontiera
Rischio e modelli scenari
La metamorfosi degli indici
Cap e fondamentali, mix possibile
Un portafoglio con stile
Value, growth, cicli di mercato e sentiment
Strategia, chiave di volta del bravo gestori
Quando il gestore fa la differenza
Manuale d’uso dei fondi bilanciati
Analisi Morningstar
Markovitz 2.0, dalla teoria alla pratica
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