Morningstar Investor - Maggio/Giugno 2012 - (Page 12)
Scenari
Italia, ora tocca alla spesa pubblica
Di Mauro Vittorangeli
Riduzione degli sprechi, lotta all’evasione e minor peso dello stato nell’economia. Un mix che piace ai mercati.
Il “trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell’Unione economica e monetaria”, che è stato definito “fiscal compact”, è un passo in avanti importante nel tentativo di risolvere i problemi dell’area euro. Di fatto, però, si inserisce nel processo di austerità dei bilanci nazionali che le condizioni dei mercati attuali pretendono. Nei suoi punti più importanti, tale accordo, che è già stato firmato da 25 stati dell’Unione europea con l’eccezione della Gran Bretagna e della Repubblica Ceca, ma che deve essere ancora ratificato dai parlamenti, prevede che ogni paese si impegni ad avere bilanci pubblici in equilibrio (il deficit strutturale non deve superare lo 0,5% del Pil), garantendo correzioni automatiche a scadenze determinate nel momento in cui gli obiettivi di bilancio concordati non vengano raggiunti. Le nuove regole dovranno essere inserite nella legislazione nazionale, pena sanzioni stabilite dalla Corte europea di giustizia. La filosofia che lo ha ispirato è quindi quella che prevede l’applicazione di politiche di rigore, pretese dalle autorità monetarie europee e dai paesi più virtuosi dell’area euro come “garanzia” per la concessione di aiuti ai paesi più in difficoltà, nelle forme che finora abbiamo visto di Fondo Salva Stati o di acquisto di titoli di Stato sul mercato. Essendo tutto questo il preludio a una maggiore integrazione europea da un punto di
vista fiscale e non solo monetario, se verrà mantenuta la volontà politica di andare in questa direzione, cosa non facile e scontata, il fiscal compact può essere visto positivamente. Troppi debiti Riteniamo però non rappresenti la soluzione dei problemi dell’area euro e quindi anche dell’Italia. Il vero problema rimane l’eccessivo livello di indebitamento dei paesi sviluppati, compresi gli Stati Uniti, ulteriormente aumentato a causa della crisi degli ultimi anni, che ha avuto come conseguenza il peggioramento della situazione finanziaria di paesi già in difficoltà, come ad esempio quelli periferici dell’area euro. Le politiche economiche messe in atto finora sono caratterizzate dalla stessa filosofia che ispira il fiscal compact, vale a dire politiche di rigore. La conseguenza è che oggi tutta l’area euro si trova in recessione economica e ciò è maggiormente vero per quanto riguarda il nostro paese: il governo guidato da Mario Monti ha infatti puntato finora quasi esclusivamente sull’austerity, come del resto ci veniva richiesto dai mercati finanziari e dai nostri partner europei, raggiungendo nell’immediato un risultato importante, cioè il restringimento dello spread tra i BTp e i titoli di stato tedeschi dai livelli altissimi di novembre e dicembre. Alcune riforme strutturali sono state messe in piedi, come quelle riguardanti le pensioni, le
liberalizzazioni e il mercato del lavoro, e probabilmente ne verranno intraprese altre. Il problema delle riforme strutturali è però che necessitano di tempo per produrre dei risultati concreti e in un contesto come quello attuale di mancanza di crescita economica, il disavanzo e il debito pubblico sono destinati ad aumentare piuttosto che a diminuire. Misure per la crescita Si dibatte molto in questi giorni sulle misure necessarie per stimolare la crescita economica non solo nel nostro paese ma anche nel resto dell’area euro, nella convinzione che il problema della recessione economica debba essere affrontato anche a livello comunitario. Molti economisti ritengono che sia necessario sbloccare progetti infrastrutturali che rimangono fermi per mancanza di finanziamenti; altri ritengono che la Bce debba tagliare i tassi di interesse ulteriormente, varando programmi di quantitative easing sull’esempio della Fed e della Banca d’Inghilterra. In tutti i paesi dell’area euro, e specialmente nel nostro, sarebbe indispensabile riuscire a far ripartire il meccanismo di trasmissione del credito dalle banche all’economia reale. Come segnala l’ultimo bollettino della Bce sull’andamento della massa monetaria e dei prestiti, al miglioramento delle condizioni finanziarie sui mercati, grazie anche all’intervento attivo dell’istituto di Francoforte,
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Attualità
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Attori della politica monetaria
Eurozona, serve più coraggio
Italia, ora tocca alla spesa pubblica
Le emergenti spostano la crescita
Le cartucce in canna alla politica monetaria
Le “nuove” banche centrali
Cassaforti d’oro
L’intervista
Come cavalcare la curva dei rendimenti
I settori industriali baciati dai tassi
I watcher delle banche centrali
Analisi Morningstar
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