Morningstar Investor - Novembre/Dicembre 2012 - (Page 18)
In Primo Piano
Medio oriente incompreso
Di Baldwin Berges
Dubai ha recuperato la sua centralità nei commerci nella regione del Golfo. Scalpita il rivale Qatar. In Marocco, le aziende provano ad avere un ruolo importante nel Mediterraneo.
L’area chiamata Mena (acronimo di Middle East North Africa) è probabilmente una delle mete per gli investitori meno comprese del momento. E come potrebbe essere altrimenti, dopo tutto quello che abbiamo visto sui mercati globali negli ultimi tre anni? Una crisi globale scatenata da una tempesta del debito nel mondo industrializzato, seguita da problemi di credito a Dubai e da un paio di rivoluzioni nell’Africa del nord. Probabilmente sarebbe troppo chiedere a un investitore di avere una visione pragmatica sull’area Mena quando ci sono così tanti problemi che possono condizionare una parte dei suoi portafogli. Ma, nonostante tutti i problemi che ha dovuto passare, la regione sembra essersi rimessa in piedi. Dubai è tornata Ci sono una serie di sviluppi positivi che vale la pena di sottolineare: dal ritorno di Dubai a una posizione commerciale importante fra gli stati del Golfo, alla trasformazione dell’Egitto in una democrazia passando attraverso i desideri del Marocco di allargare la sua influenza nell’ovest dell’Africa. Ma partiamo dalla regione del Golfo. Mentre gli investitori erano distratti da altre faccende, Dubai è riuscita a rimettersi in sesto. La sua economia non dipende tanto dal petrolio quanto dalla sua vocazione a diventare un
posto dove si fanno affari e si commerciano beni e servizi nel mezzo di uno dei punti della Terra maggiormente popolati e in più rapido sviluppo. Le prove del suo ritorno sulla scena sono più chiare se la si osserva da un punto di vista domestico. Emaar, una delle più conosciute società di real estate della zona, recentemente ha venduto tutti i 542 spazi immobiliari nel centro di Dubai il giorno stesso in cui li ha messi sul mercato. Secondo alcune informazioni i prezzi pagati sarebbero il doppio di quelli medi della città. Nella prima metà dell’anno i guadagni degli alberghi degli Emirati arabi sono cresciuti del 22% mentre i commerci non direttamente legati al petrolio sono saliti dell’11,4% sfiorando i 105 miliardi di dollari. Gli investimenti stranieri diretti a Dubai nell’ultimo anno sono saliti del 7%. Dall’inizio del 2012 il mercato azionario è cresciuto di oltre il 23%. L’arcirivale Qatar Se guardiamo poi al Qatar, notiamo una solida espansione in settori slegati dall’energia come il finanziario (+12,1%), le comunicazioni (+18%) e le costruzioni (+10%). Tutti elementi che possono rendere l’economia del paese sostenibile e diversificata. In generale il Pil (Prodotto interno lordo) è stato capace di crescere del 5%: un tasso interessante per un mercato emergente e decisamente più alto di quello di un paese sviluppato. Il surplus di
bilancio, nel frattempo, ha raggiunto i 14,8 miliardi di dollari, equivalente all’8,6% del Pil e quattro volte il risultato dell’anno precedente. Quello che il Qatar sembra aver capito molto bene è che, per diventare un importante centro finanziario, deve investire nei servizi per le banche e le assicurazioni. E, in questo senso, vediamo molti sforzi per sviluppare il mercato finanziario, invitando a Doha le grandi istituzioni finanziarie internazionali. Il paese ha le risorse finanziarie per continuare su questa strada, senza contare che ha una posizione strategica migliore rispetto agli arcirivali di Dubai. La sfida sarà feroce, ma ha i mezzi per affrontarla. La Borsa del Qatar, tuttavia, non è ancora riuscita a riflettere questi sviluppi potenziali, visto che le quotazioni sono simili a quelle di un anno fa. Egitto, rischio valutario In Egitto, il paese più popolato dell’area Mena con poco meno di 90 milioni di abitanti, quest’anno la Borsa è salita del 60% grazie anche alla fine della rivoluzione cominciata all’inizio del 2011. Quello che fino ad ora ha tenuto lontani gli investitori stranieri non è stata tanto l’incertezza politica, quanto il timore di una svalutazione della moneta. Tuttavia, dall’inizio dell’anno il pound egiziano ha perso poco meno dell’1%. Si tratta di un andamento gestibile. E’ vero che
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Morningstar Investor Novembre/Dicembre 2012
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La piccola frontiera europea
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Le mine vaganti
Il caro prezzo dei terremoti
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Un pizzico di nuovo riduce il rischio
Borse, i big delle commodity vanno all'estero
Il fondo esploratore è giovane
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