Morningstar Investor - Novembre/Dicembre 2012 - (Page 27)
Un’obbligazione contro le catastrofi
Di Marco Caprotti
Sono strumenti per la gestione dei rischi legati a disastri naturali eccezionali. In pochi anni, il mercato mondiale ha raggiunto i 15 miliardi di dollari.
“Quando le cose iniziano ad andare bene, inizia a preoccuparti. Il disastro è dietro l’angolo”. Forse anche per scongiurare il Secondo teorema della Legge di Murphy, sul mercato, alla fine degli anni ’90, sono arrivati i Catastrophe bond (o Cat bond). Si tratta di strumenti di gestione dei rischi legati a disastri naturali con cui le società di assicurazione e riassicurazione trasferiscono una parte delle possibilità di una perdita a investitori che, in cambio di un congruo rendimento, sono disposti ad accollarsela. “Si tratta di strumenti creati da società fondate ad hoc e sponsorizzate dalle compagnie di assicurazione e riassicurazione per evitare ingenti esborsi nel caso si verifichi una catastrofe naturale”, spiega Otello Padovani, fondatore di Katarsis Capital Advisors (società specializzata nelle cosiddette Ils, Insurance linked securities cioè i prodotti finanziari legati alle assicurazioni) e advisor del fondo Cat Bond Fund di Azimut. Per spiegare come sono nati questi strumenti, l’operatore parte dagli uragani. “Facciamo l’esempio di una società che abbia assicurato un migliaio di case contro i danni derivanti dagli uragani in una determinata area. Un evento che, secondo le analisi della compagnia assicurativa di solito, in quella zona, non scoperchia più di 300 abitazioni. Ma c’è sempre il rischio di una tempesta più violenta delle altre che distrugga 600 case e rischi di far traballare i conti della compagnia assicurativa. Per coprirsi da questa eventualità la società stipula a sua volta una
polizza con un gruppo di riassicurazione. Il pericolo, per questi ultimi, è che l’uragano devasti tutte le mille case. Contro i danni imprevisti Per proteggersi vengono utilizzati i Cat bond, nati per avere un rendimento da eventi più catastrofici della media. Il mercato è in crescita. Fra il 2007 e il 2008 valeva circa 7 miliardi di dollari. Oggi è valutato circa 15 miliardi e, secondo alcune previsioni, nei prossimi cinque anni potrebbe arrivare a 40. Numeri che si moltiplicano per dieci se si include il mercato dei derivati legati alle catastrofi naturali. La prima metà del 2012 è stata interessante per il comparto con l’arrivo di prodotti per un totale di 3,6 miliardi di dollari a un passo (237 milioni) dal record segnato nel periodo gennaio-giugno del 2007 e il doppio dello stesso periodo dell’anno precedente. Questo andamento conferma un cambio di tendenza. Meno rischi in portafoglio Di solito, infatti, queste obbligazioni arrivavano sul mercato nella prima metà dell’anno, giusto prima dell’inizio della stagione degli uragani in Nord America. Le crisi finanziarie, tuttavia, hanno modificato le abitudini. Con il tempo, i Cat bond sono stati considerati come uno strumento di diversificazione e di riduzione dei rischi dei portafogli. “Una delle caratteristiche di questi strumenti è la loro scarsa correlazione con i mercati e con le dinamiche comporta-
mentali degli operatori”, spiega Padovani. “Un terremoto in Giappone, per rimanere nel campo degli esempi, è un evento limitato nel tempo e nello spazio, sul quale le persone non hanno poteri decisionali e che ha effetti nulli dall’altra parte del mondo. Le dinamiche dei mercati, invece, sono interconnesse a livello globale e devono fare i conti con le decisioni, giuste e sbagliate, di molti operatori”. Insomma, la crisi del debito in Europa, il rallentamento degli Stati Uniti e i piani di stimolo delle banche centrali, non sono in grado di scatenare un terremoto o un uragano. Parola al geologo La singolarità di questi strumenti finanziari è data anche dalla misurazione del rischio dell’evento naturale cui il Cat bond espone l’investitore, che viene affidata a società di consulenza che occupano specialisti di geologia e geofisica in luogo di analisti finanziari. “Queste società specializzate conoscono gli stati e le regioni di interesse, le serie storiche degli eventi naturali, la frequenza e l’intensità degli eventi, l’età e i sistemi di costruzione degli edifici e altre variabili di questo tipo più direttamente legate agli eventi naturali e ai loro effetti. Mediante un sistema di calcoli sono in grado di fare dei test di valutazione dei bond in base a diversi scenari catastrofici che si potrebbero verificare”. K
Marco Caprotti è editor&analyst di Morningstar Italy
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