Morningstar Investor - Novembre/Dicembre 2012 - (Page 28)

In Primo Piano Se l’emigrante fa bene al Pil Di Valerio Baselli Il fenomeno delle rimesse, ovvero l’invio di capitali da parte dei migranti alle terre di origine, arriva a pesare oltre il 25% del Prodotto interno lordo in alcuni paesi di frontiera. Siamo abituati a pensare che la ricchezza di un paese venga misurata in termini di Prodotto interno lordo e nella maggior parte dei casi è così. Tuttavia, in alcune situazioni, si dovrebbero prendere in considerazione anche altri parametri. Quando si parla di mercati di frontiera, ad esempio, non si può non considerare i flussi di denaro che entrano in questi paesi grazie agli emigranti che inviano una parte del loro salario alle famiglie di origine. In alcuni casi, infatti, le rimesse (termine tecnico che indica appunto quella parte del reddito percepito dall’immigrato che viene inviato nel paese di origine) pesano oltre il 20% del Pil, come nel caso della Moldavia o del Libano. L’esempio classico riguarda il Messico. Negli Stati Uniti vive una cospicua comunità di messicani, i quali spediscono una parte dei loro guadagni alle famiglie. Questi flussi hanno un forte impatto economico sul paese centro-americano, in quanto si tramutano in consumi. Non a caso, le rimesse hanno assunto un ruolo sempre più importante per le economie di molti paesi, superando di gran lunga il volume dei flussi degli aiuti allo sviluppo e contribuendo alla crescita economica e al sostentamento di ampie fasce di popolazione. Gli effetti complessivi di tali flussi sullo sviluppo e sulle economie dei diversi paesi non sono facilmente quantificabili, ma è indubbio che esse hanno un impatto positivo in termini di riduzione della povertà, di welfare e di capacità di attrarre investimenti da parte del paese ricevente, pur trattandosi di trasferimenti di risparmio privati. I canali di distribuzione In Italia esistono oggi tre canali principali che offrono servizi di invio di denaro all’estero: le imprese di money transfer, le banche e le poste. Ad oggi, i money transfer sono i principali operatori nel campo delle rimesse. Per svolgere questa attività è necessaria un’autorizzazione da parte della Banca d’Italia. In Italia oggi ci sono 55 operatori di money transfer registrati in un apposito registro consultabile anche online. Operano ormai in tutto il mondo e hanno una rete di sportelli e di agenti molto diffusa, rendendo molto semplice l’invio del denaro. I tempi di spedizione sono molto rapidi, quasi immediati, e mandare denaro è molto semplice (basta avere un documento di identità e i contanti). La rimessa crea valore Le rimesse stanno assumendo a livello mondiale volumi e dimensioni che convincono sempre più sul ruolo che le migrazioni possono avere per lo sviluppo dei paesi di origine. In senso stretto, le rimesse sono risorse che sono trasferite fra soggetti privati, attraverso l’intervento di intermediari che forniscono un servizio di trasferimento del denaro da un paese all’altro. Senza dimenticare la natura essenzialmente privata delle rimesse, esse costituiscono un’importante risorsa in quanto hanno un impatto macroeconomico positivo e un impatto diretto sulla riduzione della povertà. Il termine “rimessa” assume quindi un significato molto più ampio, che non può essere scisso dal concetto di risparmio. La rimessa è prima di tutto risparmio destinato ad una molteplicità di funzioni in relazione alle strategie di allocazione delle proprie risorse messe in atto dal migrante. La situazione italiana Questo fenomeno interessa molti altri paesi industrializzati, compresa l’Italia. Secondo le statistiche dell’Inps i lavoratori stranieri regolari in Italia sono circa 2,7 milioni. La maggior parte di loro (il 32%) proviene da paesi europei non facenti parte dell’Ue, il 28,7% è di origine africana, il 21,8% è europeo proveniente da un altro paese comunitario, il 13% è di origine asiatica e il 4,5% arriva dal Sud America. Entrando più nel dettaglio, i dati della Fondazione Leone Moressa ci dicono che la nazione più rappresentata tra i lavoratori stranieri in Italia è la Romania, che conta il 18,5% del totale. Al secondo posto c’è il Marocco al 18%, seguito dall’Albania al 13%. 28 Morningstar Investor Novembre / Dicembre 2012

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Novembre/Dicembre 2012

Morningstar Investor Novembre/Dicembre 2012
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
Chi sta sulla frontiera
Il numero magico è 1,2 miliardi
Acrobazie sulle dune africane
Medio oriente incompreso
La piccola frontiera europea
Chi bussa all'Asia emergente
Le mine vaganti
Il caro prezzo dei terremoti
Un'obbligazione contro le catastrofi
Se l'emigrante fa bene al Pil
Sviluppo oltre le etichette
Un pizzico di nuovo riduce il rischio
Borse, i big delle commodity vanno all'estero
Il fondo esploratore è giovane
Etf a confronto: Msci Corea
Gli strumenti Morningstar

Morningstar Investor - Novembre/Dicembre 2012

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