Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio/Marzo 2013 - (Page 24)
In Primo Piano
Il tecnico non parla come il fondamentale
Di Azzurra Zaglio
Esistono tre tipi di analisi con caratteristiche e finalità
completamente diverse. C’è chi guarda al valore, chi al timing
e chi si basa su complessi algoritmi matematici.
Analisi fondamentale, tecnica, quantitativa
sono tutti approcci di metodo per operare sui
mercati finanziari. Ma esiste tra loro un
compromesso? O esistono solo differenze?
All’analisi fondamentale spetta il compito del
“che cosa?”, ossia individuare quale titolo offra
le migliori opportunità di rendimento; l’analisi
tecnica risponde invece a “quando?”,
indicando il timing più favorevole per
muoversi; l’analisi quantitativa, infine, mira a
carpire il comportamento dei mercati e a
replicare matematicamente la realtà
utilizzando modelli complessi e assegnando
alle variabili valori numerici.
Il giusto valore
Andiamo per ordine. L’analisi fondamentale si
pone l’obiettivo di valutare il giusto valore
(fair value) di un’azione. Consiste
nell’osservazione dell’oggetto scambiato e dei
fattori che determinano il suo prezzo: un bene
quotato ha un proprio valore effettivo che va
determinato in base a un insieme di fattori
certi macro e microeconomici, fondati sui dati
di bilancio e sulle prospettive future degli
stessi. Il mercato tende a esprimere il fair
value del titolo influenzato dalle forze di
domanda e offerta, ma il prezzo di borsa non
sempre coincide con il valore equo, a causa di
fattori irrazionali.
Di fronte a distorsioni, l’analista fondamentale
suggerisce azioni d’acquisto se il bene è
24 Morningstar Investor Gennaio/Febbraio/Marzo 2013
sottovalutato o di vendita se al contrario è
sopravvalutato. Quindi, il fondamentalista
parte dalle cause per prevedere gli effetti,
cioè l’evoluzione dei prezzi.
Il processo si articola su più livelli di indagine:
strutturale, che consiste nell’esame
dell’ambiente macroeconomico di riferimento,
con il ricorso a modelli econometrici più o
meno complessi; particolare, volto a identificare
le potenzialità economiche e finanziarie,
nonché patrimoniali dell’azienda, prima
guardando al segmento
di mercato (competitività settoriale, relazione
tra domanda e offerta, costi e ciclo di
vita del prodotto, eventuali regolamentazioni
domestiche o globali), poi all’impresa,
attraverso lo studio dinamico dei bilanci
interni riferiti a più esercizi.
Il limite di questo metodo è il presupposto di
un mercato razionale ed efficiente, mentre
spesso sono l’istinto e i rumor a muovere i
prezzi. Infatti, l’analisi fondamentale risulta
più efficace per interpretare movimenti
di medio-lungo periodo, mentre le variazioni
di breve termine sfuggono al suo ambito
di indagine perché molto spesso frutto
di irrazionalità scatenate dal sentiment
del momento.
La tecnica premia il timing
L’analisi tecnica non è in grado di determinare
il fair value di un’attività finanziaria. Essa,
infatti, non considera il mercato come
un meccanismo perfettamente razionale ed
efficiente, ma ritiene che i fattori emotivi,
quali la paura, la speranza e l’avidità di denaro
siano sempre presenti, tanto nella domanda
quanto nell’offerta. Il mercato si compone di
esseri umani che per loro natura hanno
emozioni e tendono a ripetere nel tempo
comportamenti simili.
Per un analista tecnico non è quindi importante
capire il perché di un certo movimento di
mercato e neppure se sia razionale o meno:
nessuno può pertanto affermare se un prezzo
sia troppo alto o troppo basso, poiché il prezzo
può rimanere su livelli poco o non razionali
anche per un periodo molto lungo di tempo,
tale da provocare grosse perdite a chi si fosse
illuso di essere il solo a conoscere il prezzo
reale. Detto questo, l’analista tecnico si limita
a cercare di essere dalla parte giusta, al
momento giusto, per minimizzare le perdite e
massimizzare gli utili.
L’analisi tecnica è quindi lo studio sistematico
del comportamento dei mercati finanziari,
avvalendosi soprattutto di metodi grafici, con
lo scopo di prevederne l’evoluzione futura,
individuare livelli di entrata e di uscita dal
mercato che siano attraenti dal punto di vista
del rischio (rischio-beneficio) e fornire il timing
giusto per operare.
Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio/Marzo 2013
Morningstar Investor Gennaio/Febbraio/Marzo 2013
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
L'analisi orientata al valore
Grattacapi per gli analisti
La ricerca ai tempi della globalizzazione
Il gestore attivo non segue la moda
Caro azionista, non buttarmi via
Il tecnico non parla come il fondamentale
Panico, nemico degli investitori
L'Oracolo studia e, a volte, si innamora
5 domande al professor Max Otte
Il giusto market timing per il lungo periodo
Un kit di ricerca per gli investitori
Corporate bond per dormire sonni tranquilli
I campioni non vincono in volata
Fondi, quando la medaglia è d'oro zecchino
Come valutare un Etf
Gli indici parlano Morningstar
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