Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio/Marzo 2013 - (Page 31)
L’Intervista
5 domande al professor Max Otte
Di Francesco Lavecchia
Allontanarsi dai fondamentali economici nelle
scelte d’investimento può essere rischioso
in un’ottica di lungo periodo. Per il singolo
risparmiatore, il pericolo è quello di prendere
posizione su un titolo che è già stato abbondantemente
apprezzato dal mercato; per il
sistema finanziario nel suo complesso, invece,
è quello di generare vere e proprie bolle
speculative. Ed è proprio di questo fenomeno
che abbiamo parlato con Max Otte, professore
di Finanza aziendale presso la Fachhochschule
Worms (Università di Scienze Applicate) e
autore del libro “Der Crash kommt”, nel quale
aveva previsto lo tsunami finanziario causato
dal settore dei mutui subprime (di bassa
qualità) negli Stati Uniti.
Professor Otte, quale lezione possiamo
trarre dalle ultime bolle speculative,
come quella dei titoli .com ed dei mutui
subprime?
L’esperienza passata ci insegna che l’indizio
numero uno è la combinazione di bassi
rendimenti del capitale investito e un eccesso
di domanda generata da un comportamento
irrazionale degli investitori. Tutto però nasce
da una pre-condizione, ovvero dall’eccesso
di liquidità nel sistema finanziario. Quando si
realizza questa circostanza, il comportamento
irrazionale del mercato porta a investire
in determinati settori, nonostante questi
presentino tassi di remunerazione del capitale
molto bassi, e questo fa lievitare i prezzi fino a
quando il mercato non collassa”.
Vede al momento nuove minacce per
il futuro?
Il primo candidato è senza dubbio il mercato
dei bond governativi. Le politiche monetarie
espansive promosse in questi anni dalle
Banche centrali hanno prodotto un eccesso di
liquidità nel sistema finanziario e la tendenza,
in questo periodo, è quella di convogliare
questi capitali nell’acquisto di titoli di
stato giudicati “sicuri”, come le emissioni di
Germania, Inghilterra e Giappone nonostante
presentino tassi d’interesse molto bassi. Un
altro settore a rischio è quello immobiliare, in
alcune regioni della Germania come la Baviera,
dove il rapporto tra prezzi di vendita degli immobili
e reddito netto potenziale (l’equivalente
del p/e per i titoli azionari) è superiore a 25,
ad indicare il trend fortemente crescente
della domanda.
Pensa che nell’attuale comportamento
della Federal Reserve e della Bce ci siano
i presupposti per creare le condizioni
di nuove bolle speculative?
Assolutamente sì. A differenza, infatti, delle
manovre fiscali dei governi, in cui larga parte
dei capitali confluisce nel ciclo economico,
l’immissione di liquidità da parte delle Banche
centrali genera inevitabilmente una distorsione
degli investimenti.
Sono solo errori di valutazione economica
o lei crede che ci siano anche
responsabilità politiche in tal senso?
Le colpe delle autorità sono enormi. Negli
ultimi 40 anni, infatti, il sistema finanziario
ha vissuto un costante processo di deregolamentazione.
Dalle politiche liberiste di Ronald
Reagan negli Usa e Margaret Thatcher in
Inghilterra, alla riforma del sistema americano
voluta dal presidente Bill Clinton, in cui si dava
la possibilità alle banche di poter diversificare
il loro modello di business, creando in questo
modo dei mega conglomerati finanziari.
Lo scoppio della bolla dei mutui subprime
ha ingrossato le fila dei sostenitori di una
maggior regolamentazione del sistema
finanziario. Crede a questa possibilità e
quali, secondo lei, dovrebbero essere i
provvedimenti più urgenti da prendere?
E’ vero che il malcontento nei confronti di un
certo tipo di finanza è cresciuto molto, ma
purtroppo non vedo una reale volontà da
parte della politica di voler riformare il settore.
Mi riferisco alla necessità di rafforzare
il patrimonio degli istituti di credito al fine di
garantirne la stabilità finanziaria, di reintrodurre
la separazione tra banche commerciali
e di investimento, nonché di limitare la
speculazione attraverso l’abolizione dell’high
frequency trading. Le bolle immobiliari potrebbero
essere evitate attraverso l’introduzione
di un’elevata tassazione sulle compravendite
e l’eliminazione delle agevolazioni fiscali nel
real estate. K
Francesco Lavecchia è stock analyst di Morningstar.
Glossario
L’high frequency trading è una modalità di
investimento sui mercati finanziari che punta a
lucrare sui margini molto bassi ma sicuri derivanti
dalle transazioni di acquisto e vendita eseguite
in tempi bravissimi (nell’ordine della frazione di
secondo). Il guadagno, per gli istituti di credito
deriva dall’elevato volume di questi scambi,
che è possibile grazie a software e hardware
molto sofisticati.
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