Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013 - (Page 10)
Scenari
Lunga vita agli arabi. E al loro “oro”
Di Jan Stuart
Le riserve di petrolio scarseggiano. A complicare le cose
ci si mettono anche le tensioni politiche in alcuni stati produttori.
La speranza è che Riyad riempia i barili.
O la produzione saudita di petrolio risorgerà
o il crollo delle riserve di oro nero è garantito. Quando pensiamo al Medio Oriente, lo
immaginiamo come un’isoletta che galleggia
in un mare nero, infinito e sfruttabile nel
futuro. La realtà è tuttavia un’altra: siamo
consapevoli del fatto che il petrolio non sia
una risorsa illimitata e per questo motivo da
anni tutti i paesi produttori sono corsi ai ripari
aumentando il loro livello di riserve, lavorando
come abili formichine.
Un difficile quadro geopolitico
Ma se queste riserve iniziassero a scarseggiare e non ci fossero più abbastanza risorse per
alimentarle? Questo è quello che ci aspettiamo dal futuro, una situazione non di certo
di crescita. I motivi che ci spingono a essere
pessimisti sono molteplici e, analizzati in un
quadro generale, riguardano per lo più problemi legati alla povertà dei paesi produttori,
ricordando che i maggiori appartengono al
Medio Oriente. Le questioni politiche, ad
esempio che infiammano questa regione sono
la causa dell’incertezza nei mercati e delle
previsioni degli osservatori. Un altro fattore da
analizzare è la crescita demografica di questa
area: la domanda interna di petrolio inizia a
essere una voce sempre più forte e che deve
quindi essere soddisfatta.
Mettendo sotto la lente di ingrandimento i
vari paesi che compongono il Medio Oriente, il
10 Morningstar Investor Luglio / Agosto / Settembre 2013
primo su cui cade l’occhio è l’Iran ,che soffre
una situazione di embargo ormai da anni a
causa delle sanzioni di Usa ed Europa. Queste
sanzioni non hanno colpito solo il settore
petrolifero, ma anche quello sanitario, dei
trasporti e il finanziario: la sommatoria di tutti
questi fattori ha causato un calo delle esportazioni petrolifere passando da 2,2 milioni di
barili al giorno a un mero 0,9 milioni (dato
registrato nel maggio di quest’anno).
Non solo l’esportazione ha manifestato un
trend negativo, ma la stessa produzione di
greggio ha subito un declino arrivando a toccare i 2,7 milioni di barili. I mercati petroliferi
di Europa e America hanno tagliato fuori l’Iran,
ma devono ancora contrastare l’esportazione
di contrabbando di petrolio iraniano, limitando
i traffici verso i suoi più fedeli clienti come
Cina, India, Giappone e Corea del Sud che
hanno tuttavia ridotto in parte la loro domanda.
Quello che ci aspettavamo, insieme agli
altri osservatori, era che le sanzioni – seppur
pesanti per risultare esemplari – non
arrestassero in modo così marcato lo sviluppo
iraniano, ma che gli concedessero un minimo
spiraglio di ripresa.
È naturale che i paesi dell’area asiatica siano
preoccupati a causa di questa situazione e si
auspichino di arrivare presto a una soluzione.
Ma nessuno si muove fuori dai ranghi e tutti
hanno adottato una politica in linea con quella
di Ue e Usa.
Un altro paese produttore di greggio che ha
registrato dei risultati deludenti rispetto alle
attese è l’Iraq. La sua produzione ha sofferto
un calo, passando da un livello circa di 3,3
milioni di barili al giorno nel settembre 2012 a
un 3,1 milioni registrato nel mese di maggio.
Confrontato con le nostre aspettative sono
300mila barili al giorno in meno. È risaputo che
l’Iraq gode di un forte potenziale inespresso e
la causa del suo mancato sviluppo è da ricercarsi in questioni di politica interna: spesso il
trasporto del petrolio dalla regione del Kirkuk
verso i territori curdi e il porto mediterraneo di
Ceyhan risulta difficile.
Il Medio Oriente non è il solo ad affrontare
una situazione di deperimento delle scorte:
infatti la crisi sta colpendo indistintamente
paesi aderenti all’Opec, come Nigeria e Libia
e altri come Regno unito, Norvegia, Brasile
e paesi del Mar Caspio. Per quanto riguarda
la produzione inglese, ci sembra che abbia
bisogno di un forte slancio per mantenersi in
una buona posizione e questo salto dovrebbe
avvenire nel terzo trimestre.
Arabia fuori dal coro
L’unico paese che sembra essere un faro
nella tempesta è l’Arabia saudita. Quando si
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Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
Un po' di energia in portafoglio
Lunga vita agli arabi. E al loro "oro"
La crisi fa diventare alternativi
La politica inquina il greggio
L'Asia va a caccia di energie
Una misura dello sviluppo sostenibile
Un futuro a tutto gas
Quella pannocchia sembra un barile
L'energia bianca illumina l'Italia
Il rinnovabile si fa a norma
Cinque domande a Michael Bret (Axa Im)
La volatilità del mercato dell'energia
La Borsa pesca nei pozzi petroliferi
Fondi azionari energia, poche medaglie
Fund analysis
Etf a confronto: Global clean energy
Rinnovabili, una categoria (troppo) magra
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