Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013 - (Page 24)

In Primo Piano L’energia bianca illumina l’Italia Di Azzurra Zaglio L’efficienza nei consumi è la sfida per governi e aziende. Ora un indice la misura. Il Belpaese è poco competitivo. Eppure risparmiare conviene. La nuova frontiera energetica non è soltanto green. Benefici economici e ambientali nascono anche dalla white economy (ossia l’efficienza energetica). Messa a lungo in secondo piano, a vantaggio dell’energia da fonti rinnovabili, oggi la white economy può essere la leva per le imprese italiane per recuperare il passo europeo in termini di competitività. I miglioramenti di efficienza energetica sono valutati mediante l’indice Odex, sviluppato nell’ambito del progetto europeo ODYSSEEMURE, che mette in relazione il consumo energetico per produrre beni e/o servizi con la quantità di beni e/o servizi prodotta. Nel 2010 l’indice di efficienza energetica Odex per l’intera economia italiana è risultato pari a 87; era 88,2 nel 2009 e quindi il miglioramento dell’efficienza energetica rispetto all’anno precedente è stato di 1,2 punti percentuali (vedi grafico). Chi vince in efficienza I vari settori hanno contribuito in modo diverso all’ottenimento di questo risultato: il residenziale è quello che ha avuto miglioramenti regolari e costanti per tutto il periodo 1990-2010; l’industria ha avuto significativi progressi solo negli ultimi sei anni; il settore dei trasporti, che ha mostrato andamento altalenante, ha registrato l’incremento di efficienza più modesto. La partecipazione 24 Morningstar Investor Luglio / Agosto / Settembre 2013 dell’industria al meccanismo dei titoli di efficienza energetica (ossia i certificati bianchi) è andata incrementandosi nel tempo. Ma, l’Italia sconta un grosso deficit competitivo sui mercati internazionali dovuto al prezzo a cui acquista l’energia dai colleghi europei, che è di oltre il 25% in più rispetto alla media. Dipendente dall’estero per l’84% dell’approvvigionamento energetico, l’Italia continua a pagare l’elettricità a costi molto elevati: oltre 12 centesimi di euro per ogni kilowatt orario. Per non citare il gas, il cui surplus è ancora più alto. A dirlo sono i dati dell’ultimo Energy Efficiency Report condotto dall’Energy & Strategy Group che motiva questo ritardo con la varietà e trasversalità delle tecnologie di efficienza energetica (dagli inverter, agli impianti di cogenerazione, ai motori dei carichi elettrici, fino ai sistemi di combustione) e con l’eterogeneità del sistema industriale italiano, tipicamente caratterizzato da una forte presenza di piccole e medie imprese. Gli attori Infine, bisogna considerare la molteplicità degli attori coinvolti in questa filiera, (quali gli energy manager, gli Ege cioè gli esperti in gestione dell’energia, le società di servizi energetici chiamate Esco, gli istituti di credito e i fornitori di tecnologie), spesso ancora poco noti e considerati un driver di miglioramento e semplificazione dell’iter. In primo piano nella Sen L’efficienza energetica può comunque essere la leva per affrontare e sostenere queste criticità. Tanto che la recente bozza del Governo sulla Sen (Strategia Energetica Nazionale) pone questo settore come primo obiettivo strategico per il paese, sottolineando il nesso tra energia e competitività attraverso quattro macro obiettivi: ridurre il differenziale di costo dell’energia fra imprese e consumatore finale, rispettare l’ambiente e preservare le risorse disponibili, assicurare l’approvvigionamento delle fonti energetiche così da ridurre la dipendenza estera e, infine, favorire gli investimenti nel settore energetico e l’indotto per il rilancio della crescita economica italiana. Per il raggiungimento di tali obiettivi il Governo ha deciso di assegnare agli operatori che si occupano di efficienza energetica 60 dei 180 miliardi di euro complessivi destinati alle fonti rinnovabili e ai settori tradizionali energetici. Un contributo per permettergli di ridurre del 24% i consumi energetici primari. Quota che supera il 20% contemplato nel pacchetto clima-energia approvato dall’Unione Europea nel 2008. Il taglio dei consumi si tradurrebbe in circa 8 miliardi di euro di

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013

Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
Un po' di energia in portafoglio
Lunga vita agli arabi. E al loro "oro"
La crisi fa diventare alternativi
La politica inquina il greggio
L'Asia va a caccia di energie
Una misura dello sviluppo sostenibile
Un futuro a tutto gas
Quella pannocchia sembra un barile
L'energia bianca illumina l'Italia
Il rinnovabile si fa a norma
Cinque domande a Michael Bret (Axa Im)
La volatilità del mercato dell'energia
La Borsa pesca nei pozzi petroliferi
Fondi azionari energia, poche medaglie
Fund analysis
Etf a confronto: Global clean energy
Rinnovabili, una categoria (troppo) magra

Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013

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