Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013 - (Page 8)

Per Cominciare Un po’ di energia in portafoglio Di Valerio Baselli Il comparto è importante dal punto di visto economico e politico. La green economy apre nuove sfide. Ecco le opzioni per gli investitori. L’approvvigionamento energetico è uno dei punti chiave della politica di ogni paese. Senza energia non c’è produzione e, senza produzione, non c’è ricchezza. Per l’energia, i governi sono disposti a fare investimenti mastodontici. Per l’energia, si arriva perfino a entrare in guerra. La sua produzione, insomma, è il presupposto per ogni attività umana. Basti pensare agli elettrodomestici, al riscaldamento, ai mezzi di trasporto, fino alle imprese e agli ospedali. Oggi, almeno nel mondo sviluppato, il problema non è più la produzione di energia, ma bensì il modo in cui sfruttarla in maniera efficiente. Il settore energetico è legato a doppio filo a quello tecnologico e quindi a quello scientifico. Sono stati proprio i ricercatori e gli scienziati a lanciare l’allarme: se si continua a inquinare ai livelli attuali, le conseguenze saranno gravi. E così, negli ultimi dieci anni, si è sviluppato l’immenso mercato delle cosiddette energie pulite o rinnovabili. L’idea è quella di superare una volta per tutte la dipendenza dai combustibili fossili, sempre più difficili da recuperare, costosi e molto inquinanti. Allo stesso tempo, gli incidenti verificatisi in Giappone (lo tsunami che ha provocato il disastro di Fukushima nel marzo 2011) e ancora prima in Ucraina (Chernobyl nel 1986), hanno spinto l’opinione pubblica ad allontanarsi anche dall’energia nucleare. A tal punto che paesi come la Germania e la Francia hanno recentemente dichiarato di voler abbandonare gradualmente la produzione atomica. 8 Morningstar Investor Luglio / Agosto / Settembre 2013 I numeri (potenziali) della green economy Ciò nonostante, attorno al tema delle nuove energie continua a svilupparsi un intenso dibattito. Per alcuni si tratta di un’utopia, per altri semplicemente una scelta. Il principale argomento degli scettici riguarda i costi: ad oggi le fonti di energia alternativa sono care e richiedono degli aumenti in bolletta. Ma come sempre, occorre guardare al lungo periodo. Ce lo ricorda la nuova edizione dell’Irex Annual Report, pubblicato recentemente dalla società di consulenza Althesys. Secondo questo studio, la diffusione delle fonti pulite in Italia può portare entro il 2030 al sistema elettrico benefici netti compresi tra i 19 e i 49 miliardi di euro, a seconda del sostegno politico all’utilizzo di rinnovabili. Il report spiega che le voci di costo sono essenzialmente due: la spesa per gli incentivi e quella per risolvere le carenze infrastrutturali della rete. A pesare maggiormente è la prima, alla quale il Quinto Conto energia (il programma italiano che regola gli incentivi per le rinnovabili) ha però definitivamente posto un tetto, fissato in 6,5 miliardi di costo cumulato annuo (cifra che rimarrà stabile sino al 2029). A ciò vanno aggiunti gli investimenti legati alle carenze della trasmissione e della distribuzione (perdite di rete e mancati ricavi dalla vendita di elettricità), stimati tra 1,5 e 1,8 miliardi fino al 2020 (quando si suppone gli interventi siano stati ultimati). A fronte di queste spese, si legge nello studio, ci sarebbe una serie consistente di benefici. Primo fra tutti, le ricadute occupazionali. Gli addetti incrementali (cioè i posti di lavoro che non esisterebbero in assenza di rinnovabili) toccherebbero i 130mila nel 2013 per poi stabilizzarsi tra i 45mila e i 60mila al 2030. Inoltre, c’è il vantaggio economico legato alla riduzione del cosiddetto fuel risk, ovvero il rischio di spendere per l’acquisto di fonti fossili più del dovuto a causa dell’oscillazione dei prezzi. Ma l’ultima e forse più interessante delle voci che contribuiscono alle entrate garantite dalle rinnovabili è la riduzione del prezzo dell’elettricità sul mercato. L’Irex Annual Report prende in considerazione solo il saldo netto del fotovoltaico, stimandone il valore tra i 41 e i 47 miliardi. Energia in portafoglio Contando tutte le classi, in Italia sono disponibili 73 fondi comuni della categoria Morningstar Azionari settore energia e 30 fondi della categoria Azionari settore energie alternative. Oltre ai comparti attivi, sono acquistabili dagli investitori nostrani 13 Exchange traded fund energetici. Sono quindi 116 i diversi prodotti che possono essere inclusi nei portafogli degli investitori italiani (a cui si possono aggiungere le azioni delle singole società operanti nel settore energetico, che in Borsa Italiana sono cinque: Eni, Erg, Saipem, Saras e Total. K Valerio Baselli è editor di Morningstar Italy

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013

Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
Un po' di energia in portafoglio
Lunga vita agli arabi. E al loro "oro"
La crisi fa diventare alternativi
La politica inquina il greggio
L'Asia va a caccia di energie
Una misura dello sviluppo sostenibile
Un futuro a tutto gas
Quella pannocchia sembra un barile
L'energia bianca illumina l'Italia
Il rinnovabile si fa a norma
Cinque domande a Michael Bret (Axa Im)
La volatilità del mercato dell'energia
La Borsa pesca nei pozzi petroliferi
Fondi azionari energia, poche medaglie
Fund analysis
Etf a confronto: Global clean energy
Rinnovabili, una categoria (troppo) magra

Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013

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