Morningstar Investor - Ottobre/Novembre/Dicembre 2013 - (Page 8)
Per Cominciare
Alla ricerca di una finanza "responsabile"
Di Valerio Baselli
Gli investimenti socialmente sostenibili hanno una lunga storia e
ancora molta strada da fare, anche a causa dei pregiudizi diffusi.
Teoricamente, la finanza non è un mondo per
cuori teneri. Lo stereotipo dipinge investitori e
banchieri come uomini d'affari senza scrupoli.
Eppure, è possibile ricercare un rendimento
finanziario senza rinunciare per forza a
promuovere principi etici. È questa l'idea
che sta alla base della finanza socialmente
responsabile (in inglese Sri, Socially
responsible investing), ovvero quell'attività
d'investimento che mira a finanziare attività
economiche che perseguano il concetto di
sviluppo sostenibile e che rispettino i principi
Esg, acronimo che sta per Enviromental,
social e governance (principi ambientali,
sociali e di governance).
A lezione di storia
Occorre sottolineare che la finanza sostenibile,
o responsabile, è una branchia della finanza
etica, che indica invece una nozione più
generica, la quale può comprendere scelte di
investimento basate su motivazioni religiose,
ideologiche e politiche, che non necessariamente sono giudicabili "sostenibili" e
nell'interesse delle nuove generazioni.
Fin dal XVIII secolo, infatti, le correnti più
rigorose del protestantesimo ritenevano
incompatibile con la dottrina cristiana la
scelta di investire i propri risparmi in attività
economiche che facevano uso di schiavi o
collegate alla produzione e al commercio di
armi, tabacco e alcolici o coinvolte nel gioco
d'azzardo. Questo si tramutò infine in una vera
e propria offerta commerciale, con il primo
fondo d'investimento etico al mondo lanciato
nel 1928, il Pioneer Fund di Boston.
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Gli investimenti Sri come li intendiamo oggi
prendono vita verso gli anni '60 del secolo
scorso, ancora dall'altra parte dell'Atlantico,
sulla scia della contestazione da parte delle
organizzazioni studentesche universitarie nei
confronti del coinvolgimento degli Stati Uniti
nella guerra in Vietnam. Questi movimenti
iniziarono a criticare l'investimento da parte
delle università (per lo più fondazioni di natura
privata) e dei fondi pensione del personale in
imprese direttamente o indirettamente
coinvolte nel conflitto.
Negli anni '80, il fenomeno inizia a consolidarsi anche in Europa, in particolare nel Regno
Unito, in cui, nel 1984, viene lanciato il fondo
Friends Provident's Stewardship Trust. In Italia,
invece, gli Sri hanno fatto la loro comparsa in
tempi relativamente recenti. Il primo comparto
etico italiano è stato costituito nel 1997 dal
gruppo Sanpaolo Imi.
Tanti preconcetti
È innegabile che la sensibilità rispetto alle
tematiche dello sviluppo sostenibile e alle
sfide ambientali, sociali e di governance, sia
oggi molto più spiccata che in passato. Eppure,
la finanza Sri resta vittima di molti preconcetti
che in qualche modo frenano il suo sviluppo.
Il più diffuso riguarda le performance. Molti
vedono gli investimenti Sri più come una
buona azione piuttosto che come strumenti
finanziari su cui si punta per ottenere
un rendimento.
Morningstar InvestorOttobre / Novembre / Dicembre 2013
Eppure, la finanza responsabile ha ormai uno
storico di dati e informazioni, nonché di studi
e ricerche specifiche condotte in materia, che
mostrano come scelte d'investimento basate
su un'analisi delle performance non solo
economico-finanziarie non compromettano in
alcun modo la possibilità di ottenere
rendimenti interessanti o quanto meno in linea
con quelli di mercato. Al contrario: specie in
un orizzonte di medio-lungo periodo, proprio
per la natura delle sue analisi, la finanza
sostenibile spesso permette di investire in
modo meno rischioso.
L'offerta italiana
In Italia, gli investimenti Sri non sono mai
veramente decollati. Secondo l'ultimo
rapporto di Vigeo, a fine 2012 il patrimonio
che le famiglie italiane hanno investito
in questi prodotti è molto contenuto, circa
2 miliardi di euro pari solo all'1% delle masse
totali dei fondi comuni.
In Europa, al contrario, lo sviluppo degli Sri è
stato più consistente: gli asset sono saliti
del 12% in ciascuno degli ultimi due anni e
hanno raggiunto quasi 100 miliardi. In Italia,
rappresentano una quota marginale
del patrimonio totale dei fondi comuni
di investimento. K
Valerio Baselli è editor di Morningstar Italy
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Morningstar Investor Ottobre/Novembre/Dicembre 2013
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